Il 26 marzo l’esercito regolare sudanese, guidato da Abdel Fattah al Burhan, ha riconquistato la capitale Khartum. La città era precedentemente sotto il controllo delle Rapid Support Forces (RSF), le quali sembra si stiano ritirando nella regione del Darfur, che controllano per la maggior parte e dove probabilmente instaureranno un governo parallelo a quello di al Burhan.
Nel Darfur la situazione è critica: la connessione internet è accessibile solo tramite Starlink, il servizio di telecomunicazioni di Elon Musk, l’energia si può ottenere solo tramite generatori a carburante, che però sono molto costosi, è sempre più difficile trovare acqua potabile e circa metà della popolazione dipende dagli aiuti umanitari.
La guerra civile in Sudan va avanti da quasi due anni, quando Abdel Fattah al Burhan e Hamdan Dagalo, detto Hemedti, i quali governavano il paese dal colpo di stato del 2021, ruppero la loro alleanza. Da allora le sofferenze per il popolo sudanese sono aumentate esponenzialmente. La guerra ha già causato almeno 20mila morti (ma c’è chi parla di centinaia di migliaia) e almeno 10 milioni di sfollati, di cui la maggior parte interni.
Entrambi le parti sono accusate di colpire i civili, donne e ragazze sono stuprate e gli ospedali sono saccheggiati. A Khartum sono state denunciate esecuzioni extragiudiziarie da parte dell’esercito (erano già state denunciate le “camere della morte” quando la capitale era sotto il controllo delle RSF).
Il 25 marzo l’esercito ha bombardato il mercato di Tura, un piccolo centro a circa 40 km da Al Fashir, la città più grande del Darfur, ancora sotto il controllo dell’esercito, ma assediata da più di un anno dalle RSF. Il mercato era affollato di civili e ci sono stati centinaia di morti (qualcuno arriva a 200, altri anche a 350).
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Irene