Sono morti due bambini e un adulto per il crollo del tetto nel reparto di terapia intensiva, dove i bambini erano ricoverati, nell’ospedale pediatrico supportato da Medici Senza Frontiere. Questa è una delle conseguenze degli scontri nella città di al-Fashir, capitale del Nord Darfur in Sudan, iniziati all’inizio di maggio.
Più di un anno fa, il 15 aprile 2023, iniziarono nella capitale del Sudan, Khartoum, gli scontri tra l’esercito regolare sudanese e le RSF (Rapid Support Forces). Due generali Abdel Fattah al Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti, guidavano una giunta militare dall’ottobre 2021, le tensioni iniziarono quando il primo volle integrare nell’esercito le RSF, guidate da Hamedti. Da allora gli scontri sono sempre più intensi e i civili (soprattutto gli attivisti) continuano a subire violenze da entrambe le parti ma continuano a passare sotto silenzio.
Una delle zone più colpite è la regione occidentale del Darfur, dove Human Rights Watch parla di genocidio. In questa zona, infatti, le RSF stanno compiendo vere e proprie azioni di pulizia etnica ai danni delle popolazioni non arabe, in particolare i masalit, che sono costrette a fuggire per non subire violenze, soprattutto nella città di El Geneina. Human Rights Watch stima “migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati”. In tutto il Sudan si contano 8 milioni di sfollati, di cui 6,5 milioni interni.
Un’altra città in cui la popolazione subisce pesantemente le conseguenze degli scontri sono la capitale, Khartoum, dove sono state trovate delle “camere della morte” utilizzate dalle RSF per processi e esecuzioni extragiudiziarie.
Ricerche e Redazione
Irene