A fine dicembre, dopo una lotta durata due anni e guidata dalla prima ministra scozzese Nicola Sturgeon, il parlamento semi-autonomo di Edimburgo ha approvato una nuova legge riguardante le persone transgender. La legge abbasserebbe l’età da cui poter autocertificare il cambio di genere dai 18 ai 16 anni. La norma inoltre abbassa da due anni a tre mesi (sei mesi per le persone di 16 e 17 anni) il tempo necessario prima del riconoscimento ufficiale del nuovo genere, rendendo la pratica più facile e veloce da eseguirsi. L’approvazione della norma è stata decisa dagli 86 voti a favore contro i 39 sfavorevoli, ma la sua promulgazione ha subito individuato un nuovo ostacolo nel Governo del Regno Unito, guidato dal partito Conservatore di Rishi Sunak. Il Governo ha fatto recentemente appello ad una clausola, fin’ora mai usata, dello Scotland Act del 1998, atto con cui fu istituito il parlamento scozzese, che decreta che Londra può bloccare una legge se i ministri ritengono che avrà un “effetto negativo sul funzionamento” (n.d.r.: in relazione alla regolazione dell’ambito di cui tratta la norma). L’attivazione di tale meccanismo di blocco sarebbe giustificato da Sunak e dal Governo britannico per le possibili problematiche per le donne e le ragazze, soprattutto in spazi monosessuali. Il governo scozzese ha però ribattuto sostenendo che la legge non avrebbe nessun effetto negativo sulla legge britannica sull’uguaglianza, e affermando che quello del Regno Unito è un attacco diretto al Parlamento scozzese e alla sua indipendenza.
Ricerche
Anna
Redazione
Sara e Irene