I territori del lago Ciad – che comprendono zone di Nigeria, Niger, Chad, e Camerun – sono attualmente scenario di una delle crisi umanitarie più critiche dell’intero continente e che coinvolge più di 17 milioni di persone.

I cambiamenti climatici portano con sé stagioni aride che si alternano a quelle di improvvise inondazioni: ciò va ad aggravare notevolmente la situazione di fame e malnutrizione.

L’insicurezza alimentare è ulteriormente appesantita dai furti di bestiame, sempre più frequenti. Da alcuni anni, inoltre, sulla regione si stanno affermando gruppi jihadista (come l’ISWAP, branca africana dell’ISIS) che, attraverso attacchi armati e costruzione di scuole e ospedali, stanno allargando la propria sfera di influenza.

I piroghieri – commercianti locali – per generazioni hanno garantito una fiorente economia nei pressi del lago attraverso la continua circolazione di persone e merci. Date le recenti avversità di matrice climatica e terroristica, ora devono limitarsi a modeste attività di pesca, agricoltura o malvivenza, causando l’aumento della criminalità.

In seguito all’appello del 2019 fatto dal segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, si era deciso di trasferire quantità di acqua dal fiume Congo al Ciad.

Il progetto, che sarebbe stato realizzato con dighe e canali, ancora non è stato attuato, probabilmente a causa degli attriti tra i Paesi della Commissione del bacino del lago.

Ricerche e redazione

Elena