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I cambiamenti climatici non si fermano

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Secondo le analisi della NASA e della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) le temperature registrate tra gli anni 2010 e 2019 sono state le più alte degli ultimi 140 anni. Inoltre si è dimostrato che il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, mentre le temperature dell’oceano misurare in quell’anno sono considerate le più elevate in assoluto. Nonostante la credenza che con il lockdown mondiale a causa dell’emergenza Covid-19 il riscaldamento globale si sia fermato, il cambiamento climatico sta al contrario continuando ad evolversi; anzi, nel giro di pochissimo tempo, potrebbe peggiorare molto fino a sfociare in una vera catastrofe.

Una delle conseguenze più importanti del cambiamento climatico riguarda gli ecosistemi marini; infatti, l’Oceano Atlantico sta subendo un cambiamento mai osservato negli ultimi 10 mila anni. Questa situazione è rivelata da un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’University College of London che rivela che, a partire dall’era industriale, è diminuito nelle acque più fredde dei mari un nutrimento fondamentale per molte specie marine: il plancton. Un altro esempio sono le barriere coralline che con il passare del tempo si stanno imbiancando velocemente, rischiando così di convertire il mare in qualcosa di davvero pericoloso sia per gli esseri che vi abitano, sia per coloro che semplicemente lo sfruttano in modo positivo. Si sta inoltre verificando un ulteriore cambiamento: a causa del riscaldamento globale le acque calde di alcune correnti hanno sostituito quelle fredde modificando così un intero ecosistema, l’Oceano Atlantico. Anche se ancora non si conosce esattamente la causa dei cambiamenti nella circolazione oceanica, su un aspetto gli scienziati sono d’accordo: l’oceano è più sensibile ai cambiamenti climatici moderni di quanto si pensasse in precedenza.

Negli ultimi 12.000 anni (periodo dell’Olocene), dalla fine dell’era glaciale, il clima non si è mai modificato troppo rapidamente, dando così la possibilità all’uomo di adattarsi e sopravvivere ad un ambiente con un clima relativamente stabile. Il cambiamento climatico che si sta verificando attualmente è molto più veloce, ed è proprio questa caratteristica a renderlo particolarmente pericoloso.

Una stima del 2018 di Climate Impact Lab (una collaborazione  di oltre 30 scienziati del clima, economisti, ricercatori, analisti e studenti di alcuni dei principali istituti di ricerca statunitensi) prevede che, entro la fine del secolo, si conterebbero ogni anno 1,5 milioni di decessi correlati al cambiamento climatico. Molte altre stime, effettuate negli anni precedenti, riportano che l’Africa sub-sahariana sarà la regione con il più alto tasso di mortalità causata da eventi climatici. Il cambiamento climatico ha conseguenze anche sulle migrazioni, anche se le cause di quest’ultime sono vaste e non sempre legate al clima. Lo sfollamento è stato alimentato da vari fattori climatici: l’aumento della frequenza e dell’intensità delle catastrofi naturali; l’innalzamento del livello del mare che rende invivibili alcune zone; gli effetti dei cambiamenti climatici sul cibo, sull’acqua e sulla salute; l’aumento delle tensioni già esistenti, a causa della competizione per assicurarsi risorse sempre meno disponibili.

Ricerche

Chiara e Anna

Redazione

Chiara e Marta

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